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-Cap. n. 1 "La svolta"- La Ragazza che abbandonò il Destino

Aggiornamento: 18 ore fa


Per gli amci del blog Nafisbook il I Cap. integrale del libro La Ragazza che abbandonò il destimo "La Svolta"


PortoSeguroEditore


 


Alessandro Niccoli
 
 

La Ragazza
che abbandonò
il Destino
 



©2023 PortoSeguroEditore I edizione ottobre 2023
Stampato in Italia - Printed in Italy
 
Alessandro Niccoli
La Ragazza che abbandonò il Destino ISBN 9791220083522
 
 
Dello stesso Autore:
L’odore delle Rose  
I ed. Europa Edizioni 2019 - II ed. 2022
Nafis e i Corridoi colorati - ed. 2021
rivisto in ed. 2024:
I Ragazzi della Generazione tradita
 
I libri di Alessandro Niccoli
blog, foto, recensioni, e acquisto su:
 
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Dedicato a chi osa,
a chi ricerca, a chi si applica, a chi trova il coraggio, il coraggio di aprirsi e confrontarsi senza farsi problemi, a costo di sbagliare
per fare la cosa giusta, per assecondare il proprio talento per dare spazio ad una vitalibera, ad una umanità che ci attende.

 

 
Questo libro è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono frutto dell’inventiva dell’autore e vengono usati in modo fittizio. Qualsiasi somiglianza con persone reali, vive o defunte, fatti o luoghi è assolutamente casuale.


Prefazione
 
Tema ricorrente nelle opere dell’autore è il viaggio, che però non si limita al viaggio come scoperta di luoghi ma è anche metafora di viaggio introspettivo, atto alla ricerca di sé stessi e di risposte e soluzioni.
Come per Nafis, anche in La ragazza che abbandonò il destino l’autore ci porta in due viaggi paralleli, in modo avvincente ma anche riflessivo e costruttivo.
Il viaggio fisico parte da un paese italiano immerso fra boschi e colline e si spinge fino all’esotico Marocco, fonte di ispirazione per comprendere le diversità culturali fra popoli ed abbattere le false credenze. Ogni Paese ed ogni cultura nascondono una grande ricchezza, frutto di millenni di crescita culturale e tradizionale. I limiti che dà la cultura di appartenenza crollano al cospetto delle differenze di usi e costumi, ma anche di pensieri di un popolo così geograficamente vicino ma anche così lontano e differente.
Potrebbe essere qualunque Paese del mondo, perché ogni cultura è diversa e ricca di spunti di riflessione. Il confronto apre la mente e porta alla caduta di pregiudizi e ad un arricchimento culturale.
Contemporaneamente la protagonista attraversa una profonda crisi, che poi è la spinta per partire per il suo viaggio, che se inizialmente è una fuga, si trasformerà nella soluzione dei problemi che ha provato a lasciarsi alle spalle.
Safaa è un’adolescente piena di talento, ma anche incompresa e fragile.  Osteggiata  da una famiglia che non la approva, si ritrova da sola ad affrontare un mondo ostico con valori che non le appartengono. Questo la porta a chiudersi completamente in sé stessa fino a sprofondare in un baratro. Con un atto digrande forza di volontà, considerata anche la sua giovanissima età, decide di andarsene, lasciando tutto, anche la sicurezza che una famiglia può dare. Affronta prove difficili: la solitudine, la crisi interiore, il cercare come sostentarsi, i dubbi che la seguono e la perseguitano. Ma ogni prova la rende più forte e ledona un pezzetto di comprensione che alla fine la porterà forse alla soluzione e alla risoluzione dei suoi conflitti interiori. Un viaggio che parla di libertà come scelta consapevole e conquistata attraverso larinuncia degli affetti e delle sicurezze e la ricerca di valori semplici ma profondi. Liberarsi dai dettami imposti dalla famiglia e dalla società, da molti visti come normali, provoca un gran senso di vuoto ed insicurezza, vuoto che però può essere riempito da nuovi valori e nuove scelte, ma solo dopo aver compreso ciò che veramente conta.
Spogliarsi di un’identità cucita addosso da altri per ritrovare finalmente sé stessa e la vera pace.
La narrazione è avvincente ma nel contempo delicata. L’autore riesce ad alternare in un perfetto equilibrio momenti di avventura e momenti di ricerca interiore, che come tanti pezzi di un puzzle piano piano comporranno un’immagine inaspettata.
Intraprendere questo viaggio insieme alla protagonista dà la possibilità al lettore di ritrovare anche sé stesso.  Safaa  è come  uno  specchio  dentro il quale ognuno di noi può ritrovare la sua vera immagine perduta.
     Anna Vannucchi
     Naturalista - editing

 
Premessa
 
Safaa aveva spesso sognato di viaggiare e conoscere nuovi mondi e nuove genti, non immaginando che presto sarebbe partita davvero. Inaspettatamente a 17 anni dovette prendere una grande decisione per la sua vita: quella di andare via.
Per troppo tempo aveva sopportato un mondo che non approvava, dal consumismo alla deriva dell’individualismo, e nonostante ciò aveva creduto nella bontà delle persone che suo malgrado fingevano. Safaa spaventava perché faceva e diceva le cose nel modo più vero che conosceva, e per questo provocava gelosia e ostilità, spesso malcelate, anche nella sua famiglia.
Safaa non era una persona ordinaria, alla ricerca di status symbol e successo a protezione di un futuro sicuro, fatto da una tranquillità artificiale di un destino preconfezionato, questo non voleva accettarlo. Sapeva che se fosse rimasta avrebbe avuto enormi delusioni e sofferenze nel dover conviverecon un sistema sociale in un costante declino di valori e in perpetua lotta con persone interessate solo alla prevaricazione, intente a cercare di dominare la sua volontà e le sue scelte; avrebbe perso ogni possibilità di crescere e di vivere a pieno la vita.
Completamente affranta, esausta e debilitata da tali atteggiamenti decise di mollare la presa e partì, lasciando la famiglia e la sua città, culla di mentalità e pregiudizi per lei non più sopportabili.
Fu grazie a un ragazzo e a una cavalla che riuscì a farlo, a trovare la forza di prendere questa decisione così difficile e mettere al centro i suoi valori per sopravvivere, era tutto ciò che le era rimasto.
Se ne andò all’improvviso, grazie ad un uno scherzo di un destino scritto per lei da terze persone, e scelse di cambiare il suo nome con un nome diffuso nel mondo arabo: “Safaa”; lo scelse perché le piaceva molto l’assonanza, ma anche perché significava “purezza, contraria al dispiacere, libera da ciò che turba”. Fuggì via, sola con sé stessa e con la sua cavalla Quercia, anche lei liberata da una situazione di schiavitù fisica e psicologica, viaggiando per boschi e antichi borghi immersi tra colline e natura dimenticata dall’uomo moderno.
La giovane età di Safaa la porta a sentire in modo enorme questioni che di fatto sono enormi, e che lei non si piega ad accettare, nell’omologazione in cui tutti prima o poi cadono, spinti solo dalla necessità di affermazione economica a tutti i costi e a discapito di altri. E’ consapevole che i condizionamenti sociali e le bugie che circolano nel suo mondo, determinate da ignoranza e superficialità, portano gran parte delle persone ad una totale inconsapevolezza dei propri limiti e ad un’incapacità di aprirsi e di crescere veramente, come persone umane.
Le sue critiche al proprio mondo di provenienza sono per lei elementi pesantissimi da superare, e la portano a viaggiare e a cercare un confronto con altre culture; questo le farà trovare la strada per una grande crescita personale, e per un pieno affinamento della propria percezione sensoriale e del proprio talento musicale; proprio attraverso culture che il suo mondo superficialmente disdegna, e liquida con poche battute del tipo: “tutte le donne nell’Islam non sono libere”; lei inaspettatamente scoprirà altro… altre ricchezze dello spirito, del tutto ignorate in occidente, altre forme di libertà e di felicità. Safaa supera i cliché occidentali e islamici dell’irrimediabile distanza culturale tra popoli che crea spaccaturesenza fine, odio e guerre; nel suo viaggio di ricerca e confronti ritrova grandi spunti di contatto tra genti diverse, valori sconosciuti a noi occidentali, elementi bellissimi e occulti, come tesori nascosti, che Safaa disvela per una migliore formazione e completezza dell’uomo, che può perfezionarsi solo attraverso il confronto e lo scambio tra genti diverse. Certo non disprezza l’illuminismo, come l’arte del passato europeo, ma è cosciente che il fallimento della società occi- dentale che vediamo tutti i giorni, dalle diseguaglianze, alle guerre, ai soprusi, sponsorizzati dagli stessi paesi e multinazionali occidentali, erano stati previsti proprio dagli stessi illuministi, otre che filosofi di fine ‘800. Safaa prende coscienza della necessità di scoprire e di confrontarsi con culture lontane, come elemento fondamentale di crescita personale e sociale.
Così la storia di Safaa partendo dal grande impulso offerto dalle sue riflessioni, malesseri e pro- positi, inizia con la scoperta della pace del viaggio, lei che era sempre stata molto curiosa e attratta dal desiderio di conoscenza, da ciò che animava genti lontane. Non aveva mai accettato i confini culturali imposti dal luogo dove casualmente si nasce, e anche per questo aveva quel sogno di andare lontano, un giorno.
Usava la sua fragilità per sopravvivere e per trovare quello che la poteva davvero appagare, perché voleva vivere una vita che avesse un senso; voleva trovare l’entusiasmo, gli stimoli, riscoprendo la persona che era veramente. Era stata per troppo tempo con le ali bruciate dai pregiudizi, da maldicenze, da ostilità e percorsi imposti. La sua fragilità era un elemento fondamentale che non voleva più reprimere, l’origine per comprendere i suoi bisogni.
Trovò lungo il cammino di questa sua nuova vita persone che come lei avevano fatto scelte analoghe, persone affette dalla sindrome di voler mantenere viva la propria genuinità, l’integrità, l’entusiasmo, il collegamento con la natura e con la propria creatività.
Alla sera, durante uniche feste medievali, col suono del suo flauto incantava e faceva ballare donne e uomini in mirabili danze, superando ogni suo limite e affinando sempre di più il suo talento nel comporre e nel suonare. Fù con il suo flauto che imparò la formula di come si può fermare il tempo, e a vivere finalmente l’espressione di una ragazza che non aveva mai conosciuto fino in fondo l’essenza di sé stessa.
Tutto questo, dopo anni di presa di coscienza, dopo innumerevoli atteggiamenti difensivi fatti di deleteria ribellione e chiusura nei confronti di ogni contatto umano, cominciò a realizzarlo durante il viaggio, di fronte a splendidi panorami e grazie a incontri inaspettati.
Ma qualcosa ancora le sfuggiva di mano.
Dopo mille avventure, il suo viaggio proseguì con i suoi amici Nafis e Khalil dalle vallate toscane fino in Marocco, dove potette dimenticare i turbamenti subiti in passato, ma soprattutto l’abbandono di affetti per lei importantissimi, suo malgrado, suoi parti integranti.
Cercava un posto ideale dove fermarsi, per collegare sé stessa con la propria personalità e la propria creatività, ci stava riuscendo, ma stava anche inciampando in quel velo di tristezza che spesso la avvolgeva. Aveva cercato di trovare le risposte nella natura incontaminata che le parlava nel profondo.
Via via sviluppava delle nuove abitudini per stabilire una connessione con la natura, per riuscire a rimanere in contatto con la vita nella sua forma più originaria, non perderne le voci e le direzioni che si manifestavano dentro e fuori di lei. Uno stare nella natura in puro ascolto, per riceverne i segnali, per amalgamarsi con la vita intorno e lasciarsi vincere dalla sua lentezza, nei suoi lunghi silenzi, entrare così in una consapevolezza sensoriale unica. Ecco che nel suo girovagare, spesso sola con Quercia, allenava i sensi per comunicare con il mondo attraverso i messaggi che incrociava, da percepire, da ascoltare, da sentire; era sicura che la vita raggiungesse il suo massimo  livello attraverso  la  percezione  fino  a influenzare positivamente i propri irrigiditi schemi mentali.
Girovagando per i boschi della sua regione, Safaa cercava di scoprire i molti segni a testimonianza della presenza di esseri diversi da lei: impronte, tracce, nidi, tane, uova, penne, aghi di porcospino, foglie, escrementi, scavi… un vero e proprio “linguaggio” da poter leggere con pazienza. Osservava attentamente gli animali per vedere i loro movimenti e poi imitarli, così stimolando i propri sensi, liberare gli istinti, migliorare la forza, la resistenza, arrivando ad utilizzare soltanto il peso del proprio corpo come strumento di allenamento.
Dava consapevolmente valore al tempo in modo non strutturato, a differenza di come avviene all’interno del contesto sociale, con l’acquisita contezza che durante il tempo libero tutto è possibile.
Safaa si era fortificata e adesso era pronta per l’ultima prova e per la vita; se così non fosse stato, non avrebbe potuto andare avanti. Attraverso la maestosità della natura trovata tra le dune che si affacciavano sull’oceano, dopo una dura battaglia combattuta tra l’attrazione per la morte e la voglia di vivere, frequentando altre realtà e genti, altri colori, altre mentalità, modi di essere e di vedere le cose, di trasmettere i sentimenti e il calore umano, giunta alle porte del deserto del Sahara, scoprirà appieno quelle rivelazioni che stava cercando lontano, che erano sin dall’inizio parte di lei, e che tutti possiamo trovare dentro noi stessi.
L’Autore


Cap. 1 "La svolta"

Safaa non voleva più l’approvazione e la fiducia da parte degli altri, aveva capito che doveva ricercarela fiducia e le sue scelte dentro sé stessa, e questo era il suo principale obiettivo.
A un certo punto dei suoi studi, mentre frequentava la quinta classe superiore in un grande quartiere alberato della sua città del centro Italia, fu mandata dai genitori in una fattoria isolata in campagna dove la nonna paterna aveva un allevamento di cavalli da corsa. Fu una punizione per il suo comportamento ribelle e, a loro detta, indisciplinato, non conforme ai loro canoni, modi di vedere, costumi; carattere taciturno, ostile… così la vedevano. Suo padre, in un momento di ira a seguito di un richiamo di un professore circa presunti atteggiamenti di messa in discussione del metodo didattico nozionistico, l’aveva richiamata in tutti i modi possibili. Safaa sapeva di non essere perfetta, ma aveva bisogno di sperimentare, cercava stimoli per la propria fantasia, sentiva forte la necessità di evadere dal conformismo del suo paese per vivere cose nuove, colori nuovi, persone diverse, modi  di  essere e di vestire di altri popoli, assaggiare alimenti da altre parti del mondo, ascoltare musiche nuove.
La sua famiglia, ad eccezione della saggia nonna materna, che la adorava, non comprendeva tali esigenze, i suoi slanci di curiosità e fantasia, considerando la sua apparente superficie. La cosa che turbava di più Safaa era che nessuno provava a parlarle, a tirarle fuori quello che aveva dentro e che non riusciva ad esprimere a parole, ma solo attraverso azioni giudicate dagli altri strane e talvolta eccessive,ma quelle erano le sue necessità; era l’unico modo che lei aveva per comunicare con un linguaggio nonverbale, lei che viveva in un mondo di sensibilità e di fantasia tutto suo, che non poteva descrivere, che non poteva essere compreso dai più. Solo sua nonna sembrava che potesse capirla, quando negli ultimi tempi in cui si videro, parlava con lei guardandola con i suoi occhi chiari, ricchi di stupore e intensità di fronte agli interrogativi e alle risposte di Safaa. Sua nonna con le sue riflessioni riusciva a farla aprire, potevano conversare per ore, avvolte da uno stato di beatitudine. Ma ormai non c’era più tempo.
L’ultima volta che si videro si abbracciarono forte, qualcosa diceva loro che non si sarebbero più riviste, se non in sogno… e così fu, questo per Safaa sarà una spina nel cuore che la accompagnerà fino adover comprendere l’imponderabile nell’altro emisfero del mondo, per poter sopravvivere ad essa. Safaa venne spedita via per l’estate, dall’altra nonna all’estremo Sud della regione, lontano dalle sue perplessità, ma, in fondo, più libera di comprenderle e di affrontarle.  Doveva essere una punizione ed un rigoroso insegnamento, ma in realtà iniziò per lei un nuovo capitolo. Giunta sul posto, lontano dalla sua città, percepì la meraviglia del silenzio degli estesi boschi del Sud. La prima notte si intrufolò di nascosto nella stalla di un cavallo rinchiuso a vita perché ritenuto instabile, bizzarro e pericoloso per gli uomini.
Il cavallo per sua natura non si fida dell’uomo, ne ha timore. Quella cavalla che era stata lasciata da sola molto tempo a vivere dentro una piccola stalla, lei che era un essere libero e selvaggio, ma anche socievole, nata per correre, non aveva più fiducia nell’uomo a causa dei soprusi subiti nel tempo. Non aveva mai voluto accettare le imposizioni umane, come sono costretti a fare tutti i cavalli: il morso, gli speroni, le ferite, il sangue, le condizioni di vita insopportabili, il caldo, la sete, gli acciacchi alla schienadalla vita in maneggio, le ristrettezze all’interno di piccole stalle, i lavori forzati. Tutto ciò non è tollerabile per un cavallo, tuttavia vi è costretto dall’uomo. Tantomeno era tollerabile per lei, cavallaconsapevole e ribelle, rinchiusa proprio per questo suo temperamento in una stalla isolata giorno e notte, completamente sola per giorni e giorni. La sua tristezza era ormai troppo forte, la esprimeva attraverso esplosioni di rabbia alternate a lunghi momenti di rassegnazione, con gli occhi lucidi. Non si dava pace, si ribellava con feroce aggressività ad ogni tentativo di approccio umano, e adesso che era rinchiusa in una prigione, sbuffava, nitriva e scalciava contro i legni della stalla, come a chiedere aiuto tutte le notti, in perenne attesa che succedesse qualcosa che le desse la libertà: esattamente come lei, si sentiva Safaa.
Forse ora quel momento era finalmente arrivato. Forse per entrambe.
Safaa dopo qualche giorno di permanenza in quella fattoria lontana da tutto, nel profondo buio esilenzio di una notte, si svegliò a causa di forti e lancinanti nitriti, che quella sera erano molto piùdisperati e potenti del solito. Sobbalzò dal letto e con gli occhi spalancati si domandò cosa stesse succedendo, cercando di capire da dove venivano quei lamenti, si vestì velocemente, indossò i suoi anfibi, il giubbotto, e prese lo zainetto con le sue cose personali che teneva sempre con sé, questa era una sua fissazione: tutte le volte che si spostava teneva sempre in conto che forse sarebbe stata via per molto tempo. Era sempre pronta a cogliere l’attimo, ma il momento giusto non era ancora arrivato.
Corse fuori nella notte profonda, in quel posto per lei alieno ma al contempo familiare, la circospezioneera massima, gli occhi scuri spalancati, il cuore le batteva forte. Non conosceva quei luoghi, il buio erapesto, attraversò un sentiero nel bosco guidata dai lamenti dell’animale, fino a raggiungere una stalla isolata. Rimase impietrita e stupita nel trovare quella bellissima cavalla che sbuffava in un modo incontenibile; con gli occhi pieni di lacrime sbatteva gli zoccoli per terra e sulla staccionata molto forte, muoveva continuamente la testa a destra e a sinistra, era ormai traumatizzata da quello che aveva subito e i suoi tic nervosi aumentavano la dose fino quasi alla follia.
Non pensiamo che un animale possa provare queste sofferenze, forse anche superiori a quelle dell’uomo rinchiuso, che cade presto nella rassegnazione. Era sola, rinchiusa, la sua agitazione era totale, immensa. Era disperata, i suoi grandi occhi erano lucidi, scurie vi si leggeva dentro tutto il fuoco dell’inferno!
Vedendo e sentendo questa giovane ragazza la cavalla si fermò, percepì che forse poteva esserle amica, forse era ribelle e forte come lei. Safaa le si avvicinava in silenzio con la mano tesa col palmo in avanti la cavalla si calmò appena, le sue narici dopo molta ebollizione stavano piano piano smettendo di sbuffare, per respirare piano, come a cercare il silenzio per osservarla incuriosita. Forse era giunto il momento tanto atteso, forse era la persona giusta, una su mille, il timore dell’uomo poteva finire, doveva per forza arrivare a fidarsi di qualcuno e quel qualcuno poteva essere lei. Era la sua ultima chance di vita, era questo quello che ormai la cavalla chiedeva: una sola chance. Era piena di disperazione, con occhi tanto lucidi che lì dentro Safaa vi si perse e iniziò a viaggiare. La accarezzò dolcemente, mentre lei stupita dalla temerarietà di quell’essere umano, ritrovava piano piano uno scampolo di pace e di quiete, di condivisione e di empatia. Passarono un paio d’ore tra carezze e sussurri colmi di affetto. Poi quella ragazza dolce e forte si sdraiò sul fieno per nulla intimorita e socchiuse gli occhi, per addormentarsi di colpo, lì nella sua stalla. Quella ragazza nessuno la conosceva per la sua vera personalità, era la vera Safaa, quella autentica… fatta dicoraggio e istinto. La cavalla le si avvicinò e la baciò appena come un soffio, quello stesso soffio che lafece volare via come il vento per sempre, quando il mattino successivo ricco di una brina che urlava loro di scivolare via, Safaa la liberò.
Sparirono insieme, divennero amiche per la vita e tutto il paese si meravigliò di quell’evento incredibile che aveva visto sparire una ragazza con un cavallo che aveva molto fatto parlare di sé per le sue grandi turbolenze, intemperanze, attacchi agli uomini e tentativi di fuga. Non le videro più.
Safaa aveva pochi amici, ma aveva molto legato con un ragazzo particolare che si chiamava Nafis. Lei ora viveva con la sua cavalla amica, che chiamò Quercia, visitando insieme i posti più isolati, impenetrabili e meravigliosi della sua Regione, fra spiagge perfette e boschi incontaminati, ricchi di flora e animali.
Safaa alla gente del paese, in memoria della cavalla che avevano rinchiuso, lasciò una poesia, spedita allanonna, dicendole solo: “Nonna cara, stai tranquilla e serena, io sto bene, dillo anche a tuo figlio e a mia mamma”. La poesia s’intitolava Cavallo nel vento e recitava così:
Lasciatemi
sono anch’io figlio della natura
vengo da molto lontano, contro ogni stento mi porta qua da voi la mia forza e il vento son qui ora perché sono un fuggitivo
dopo millenni corro ancora e sono vivo adoro il vento
smettete di sfruttarmi e con voi sarò amico
meno schivo ma ugualmente correrò, non solo per fuggire è istinto.
Corro per il vento corro per l’avvenire.
Lei era una ragazza esile ma molto forte, capelli lunghi, adesso neri e lisci, occhi scuri e grandi… interpreti del suo volto, erano luminosi e segnati dalla vita nella natura e dal sole, ricordavano il cielo. Ilsuo viso era triste e bello, pieno di cose luminose, ma non colpiva tanto di per sé, quanto per le sue espressioni; espressioni che ingannavano raramente, perché nel suo volto si poteva leggere la sua anima.



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La ragazza che abbandonò il destino romanzo di formazione 2025

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